Questo articolo è molto critico sulla Riforma del Terzo Settore, ma vorrei fare una premessa, le mie critiche non nascono sulla Riforma tout court ma solo su alcuni punti nei quali il legislatore doveva, a mio avviso, fare più attenzione e soprattutto conoscere meglio il mondo delle associazioni soprattutto quelle di piccole dimensioni che dalle disposizione adottate ne escono piuttosto in difficoltà.
Le Associazioni dall’entrata in vigore del Registro Unico del Terzo Settore (RUNTS) si trovano davanti ad un bivio che è quello di scegliere se entrare o meno nel Registro e per quelle che ci sono già, trasmigrate dai registri locali precedenti, capire se restarci o meno.
La domanda se può sembrare piuttosto banale per le associazioni di medie-grandi dimensioni non lo è assolutamente per le più piccole che si vedono imbrigliate in diversi adempimenti che fino ad oggi non dovevano affrontare.
Nella nostra esperienza quotidiana di assistenza soprattutto a questo tipo di associazioni è palese quanto siano ancora impreparati a gestire uno strumento digitale come lo è il Registro, non solo perché si parla di una piattaforma on line ma soprattutto perché sono per la gran parte sprovvisti degli strumenti che vengono richiesti obbligatoriamente alle associazioni e ai loro rappresentanti legali, quali: firma digitale, spid e pec.
Fatta salva la pec che è intestata all’associazione ed è anche piuttosto semplice procurarsene una, così semplice non è far sì che il rappresentante legale di un’associazione sia dotato sia di spid che di firma digitale soprattutto quando si parla di associazioni di persone anziane che di burocrazia ed informatica proprio non ne vogliono sapere.
Non solo non conoscono gli strumenti ma non vogliono proprio dotarsene, anche perché, diciamocela tutta, in quelle associazioni dove per un eccesso di democrazia si cambiano i rappresentanti una volta all’anno diventa davvero difficile questo tipo di gestione.
Resto piuttosto colpita ogni qualvolta il legislatore se ne esca con questi “lacci” burocratici che vanno a scapito del reale valore sociale delle organizzazioni non profit.
Tutto questo condito con l’ipocrisia di voler fare reggere il sistema delle risorse umane quasi esclusivamente sulla figura “mitologica” del volontario, un soggetto che per puro spirito di filantropia si prodiga nel svolgere lavori sociali senza alcuna retribuzione quindi non si capisce dove questo soggetto tragga le risorse per vivere almeno non si pensi che nel volontariato ci lavorino soltanto anziani pensione-muniti e figli di papà che hanno spalle coperte e possono quindi dedicare la loro esistenza ai più poveri h24.
Insomma le associazioni che fanno parte del Terzo Settore avrebbero dovuto ricevere maggiori considerazioni soprattutto dal lato lavoro.
Si concedono alle sportive dilettantistiche (persino alle società!) compensi che vengono considerati redditi esenti sia da imposte che da contributi mentre nel mondo del Terzo Settore o sei volontario o sei soggetto a tassazione e contribuzione ordinaria.
E quando ho provato a fare presente la cosa mi è stato proprio risposto che il Terzo Settore si fonda sul “lavoro volontario” che tra l’altro è stato reso anche “esclusivo” quindi per una piccola associazione dove i volontari e i lavoratori prima della Riforma coincidevano adesso non si può più; o sei volontario o sei lavoratore retribuito e quindi anche su questo punto le piccole associazioni stanno arrancando.
Quindi la domanda che mi viene posta sempre più con insistenza è: ma ci conviene restare nel Registro?
Ovviamente non c’è una risposta buona per tutte.
Bisogna vedere caso per caso; anche perché ci sono associazioni che seppur molto piccole hanno dei rapporti con la Pubblica Amministrazione che sempre più spesso chiede l’iscrizione al RUNTS.
Altro caso, invece, se si parla della piccola associazione che non ha rapporti con la pubblica amministrazione e che magari si sostiene con le risorse dei propri associati, tanto più che ad oggi il vero differenziale che si verrà a creare tra chi sta dentro e chi sta fuori dal Registro sarà di tipo fiscale.
Parte fiscale che ancora fatica a decollare in quanto non si sa nulla dell’autorizzazione Ue che, se sono stata correttamente informata, ancora la richiesta della stessa non ha preso la strada per Bruxelles.
Quindi ad oggi dal punto di vista fiscale stare dentro o stare fuori dal Runts comporta pochissime differenze e potrebbe essere anche più vantaggioso restarne fuori in attesa che tale autorizzazione arrivi e che il Registro inizi ad essere uno strumento più fruibile e intellegibile di quello che è adesso.
Adesso è una piattaforma in cui si entra soltanto con lo spid del legale rappresentante e che il più delle volte richiede informazioni talvolta incomprensibili anche agli addetti ai lavori; non esiste un manuale di uso né tanto meno un servizio di assistenza perché ogni volta che si richiede informazioni inviando mail ai vari indirizzi segnalati o non si riceve proprio alcuna risposta o ci viene detto che “non sono l’ufficio addetto” .
Pensate davvero che tutti i legali rappresentanti abbiano le competenze per utilizzare uno strumento del genere? Se ci fosse ancora qualcuno che lo pensa davvero vi svelo che non è così perché noi che siamo sul “fronte” quotidianamente con le associazioni riceviamo continuamente richieste di aiuto per non dire di associazioni che ci vorrebbero delegare in toto la gestione del RUNTS e che restano allibite quando le informiamo che ciò non è possibile.
Pochi giorni fa ho parlato con un’addetta di un Registro locale che proprio mentre le stavo spiegando che il legale rappresentante era una persona poco avvezza all’informatica e che stava ricadendo sul mio studio l’onere di inserire i dati dell’associazione nel Registro mi ha sbraitato che la legge parla chiaro che solo i rappresentanti legali devono accedere alla piattaforma e sta a loro eseguire modifiche ed integrazioni, incluso il deposito dei bilanci.
Bene…o meglio…male… quanto vogliamo far pesare sulle associazioni la gestione di questo sistema ad oggi imperfetto?
Perché non è stato dato l’onere di gestione del Registro all’Agenzia delle Onlus che oggettivamente mi pareva che funzionasse molto meglio di questi uffici che da regione a regione si sono organizzati in modalità differenti?
Sapete che qui in Toscana ogni ex provincia ha un ufficio locale di riferimento mentre nelle altre regioni, fortunatamente, c’è un solo ufficio centrale?
Qui ogni provincia la pensa in modo differente dall'altra tanto che il solito Statuto di un’associazione è stato accettato da un ufficio e rifiutato da un altro…fantastico!
Le “vecchie” agenzie delle Onlus verranno man mano smantellate in quanto le stesse Onlus con l’entrata in vigore della nuova parte fiscale arriveranno al capolinea e chiuderanno un glorioso percorso nato da una delle pietre miliari del Terzo Settore ovvero la legge 460 del 1997.
Mi chiedo se il mio vecchio professore Stefano Zamagni , ideatore di quella prima norma che ha dato il via al processo che ha portato oggi alla nuova Riforma, sarebbe d’accordo con il mio pensiero e quali suggerimenti potrebbe darci per un sereno approccio al Terzo Settore 2.0.